Cum dividere

In fondo è semplice. È tutto molto facile.

Una sera d’estate a Firenze, un circolo lungo l’Arno, il coro riunito intorno a un po’ di cibo e del vino.

Chiacchere, abbracci sinceri, occhi attenti che vedono la mia magrezza inusuale, arrivano i complimenti per come stai bene… seguiti da tanti basta così che sennò ti sciupi troppo!

La famiglia parla: amici in comune, noi, musica, esperienze, cuori infranti, avvenimenti, matrimoni, funerali, personaggi esilaranti, lavoro, futuro.

In fondo è semplice. È tutto molto facile.

Basta condividere nel senso etimologico…cioè offrire del proprio ad altri. Senza filtri, senza paura, senza giudizio, il vero sale della vita.

In fondo è semplice. È tutto molto facile. E tutto stramaledettamente molto bello.

E niente…. stasera vince questa….Il resto…è rumore di fondo.

Precious Lord, take my hand 
Lead me on, let me stand 
I’m tired, I’m weak, I’m lone 
Through the storm, through the night 
Lead me on to the light 
Take my hand precious Lord, lead me home 
When my way grows drear precious Lord linger near 
When my light is almost gone 
Hear my cry, hear my call 
Hold my hand lest I fall 
Take my hand precious Lord, lead me home 

When the darkness appears and the night draws near 
And the day is past and gone 
At the river I stand 
Guide my feet, hold my hand 
Take my hand precious Lord, lead me home 

Precious Lord, take my hand 
Lead me on, let me stand 
I’m tired, I’m weak, I’m lone 
Through the storm, through the night 
Lead me on to the light 
Take my hand precious Lord, lead me home

The Storm is Passing Over

Ci siamo… domani ricomincia il tour!

Questo pensiero, mi accompagnerà nell’addormentarmi e mi sveglierà domattina in transagonistica. Già so che riceverò un milione di messaggi whapp dalle sis e dai bro per fissare (quale autobus? a che ora?, cosa ti metti?), consumerò una batteria intera del cellulare e riascolterò in maniera compulsiva le parti su cui non sono sicura.

Si, perché il coro è un gioco di squadra…ma ci tieni sempre a fare il tuo dovere; si è responsabili, anche di quelli che abbiamo accanto. E mi sembra una bella storia da vivere in questo periodo, fatto di personalismi a tutti i costi e dove lo ‘schivamento delle responsabilità’ sta per entrare – a buon diritto – nelle discipline olimpiche.

Godo appieno dei miei compagni, godo nell’ascoltare l’armonia e, dopo dieci anni insieme, godo nel distinguere le voci di ognuno.

Amo la loro compagnia, amo l’empatia, amo le cene assieme, amo riaccompagnarsi a casa e confidarsi in auto, amo condividere con loro emozioni, storie e passioni.

Amo ridere con loro, amo essere me stessa con loro, amo mettermi al loro servizio per la logistica e rendermi utile.

Non mi pesa… mai! E questo significa che va bene così e così deve continuare.

Saranno 20 giorni di fuoco, di corse, di cambi di scarpe, di trucchi e parrucchi, di vestiti neri e collane di perle finte, di tetris per far quadrare lavoro-casa-famiglia-figli, di grasse risate, di piazze gelide e vin brûlé.

Cantiamo messaggi di pace, amore, fede, ringraziamento, benedizione, richiesta di sostegno, certezza dell’aiuto dall’alto, liberazione, gioia e questo un po’ stride talvolta col mio stato d’animo. Ma mi fa sempre bene pensare e cercare di vivere secondo questi messaggi…

E come dice una delle mie preferite:

Have courage my soul, and let us journey on, thou the night is dark and I’m far from Home, thanks be to God, the morning light appears… the Storm is Passing Over, Hallelujah!

Amen!

Arianta

Don’t Dream it… Be it!

Messaggio vocale 8:36 del mattino: …ciauuuu, senti A. io avrei due biglietti per il Rocky Horror Show domani sera e… si insomma… mi farebbe davvero piacere andarci con te, se non hai altri impegni…. 

Risposta vocale di A. ore 8:37 rochissima (stile Amanda Lear per intendersi): assolutissimamente SI! E se ho qualcosa per il Rocky mi libero sempre!

E fu così che io e una giovanissima 19enne ci avventuriamo a teatro. Sono contenta che la pulzella voglia passare una serata con me… primo perché forse non sono così vecchia dentro come fuori e poi perché, quando una nostra vicina di sedia ci chiede:  ma è sua figlia? Dopo uno sguardo complice C. dichiara: è una Zia acquisita diciamo!

Dentro di me orgoglio e tenerezza  a pacchi che ovviamente non possiamo dimostrare apertamente.

Lei è bella, magra, due occhi azzurri da paura e una chioma leonina color mogano. Quando mi dice: oh allora ci vestiamo e trucchiamo a modo! Subito le mando una foto di Magenta… io farò Columbia (con 40 kg in più!).

Viene da me e mi aiuta a scegliere i vestiti. Passiamo al trucco e al parrucco, i miei genitori ci guardano divertiti, ci prendono un po’ in giro e via!

Terza fila. Cazzo proprio posti di tutto rispetto! La gente comincia ad arrivare, mi guardo intorno e non vedo il solito pubblico di hooligans vestiti come dei maniaci sessuali. Solo un gruppo sparuto più indietro (però bellissimi, lustrini- reggicalze-calze a rete- paillettes e rossetto rosso di ordinanza). Noi in mezzo a una manica di anziane signore ingioiellate e profumate come alla prima alla Scala.

…Disagio…..

Lei giustamente dice: guarda che sono LORO che non capiscono. E il mio orgoglio per questo giovane virgulto cresciuto a pane e buona musica aumenta.

Il resto è il Rocky… bello, godibile, divertente e finalmente interamente in lingua originale (ODIO la pratica barbara di tradurre i musical….non se po’ fa’!).

Don’t Dream it, Be it….Don’t judge a book by its cover…It’s just a jump ti the left…Dr. Scott! (Uh)… Eddie (shhh)…and I realize, I’m going home

Si arriva alla fine e ci avviciniamo a salutare il gruppo di maniaci pervertiti vestiti all’uopo. Facciamo i complimenti e il Frank di turno, guardando le mie scarpe nere coi calzini bianchi INGUARDABILI mi dice: come una vera transilvana!


Il disagio è sparito, C. ha ragione: noi abbiamo capito, gli altri un po’ meno.

Applausi, sipario.



Canta che ti passa….

Tre giorni belli, folli, intensi, stancanti, emozionanti e divertenti…. l’estrema sintesi del mio ultimo fine settimana. 

Con cinque ‘sisters’ decidiamo di andare a un workshop di canto gospel. Dai, proviamoci… è a Siena, si va e si torna assieme! Comincia così, quasi per scherzo, questa mattana su proposta della Maestra.

E fu così, che cinque sciroccate che chiameremo per comodità  la Bionda, la Sudista, la Secchiona, la Seria e l’Intossicata decidono di partecipare a questa cosa organizzata da un coro di Siena con insegnate un Catalano di nome Nacho. Ovviamente, parte subito il gruppo Whatsapp per l’organizzazione che viene rinominato dalla Bionda creativa in “las guacamoles” dopo un giorno di intensa riflessione.

Ready, Steady.. GO! L’Intossicata (che sarei io) si presenta all’appuntamento per la partenza con una tosse da cavallo. Prontamente le sisters porgono assistenza con sciroppi, spray nasali, caramelle balsamiche e ogni genere di conforto disponibile al momento. Si arriva addirittura alla confezione di strepitose e magiche caramelle al ginger cucinate appositamente per me dalla mamma della Bionda . 

Il posto è incantevole, il sole ci bacia; è bello cantare assieme a sconosciuti, ascoltare la voce degli altri che ti suona negli orecchi, guardare la luce che filtra dalle finestre sui quadri del refettorio, incrociare gli sguardi e le emozioni delle mie sisters e di tutti gli altri compagni di avventura.
Bellissimi i viaggi in auto per andare e tornare. Commenti, risate, prese di giro più o meno bonarie, stress per lo studio, gole in fiamme, corde vocali stanche. Confidenze, confronti, paragoni, confessioni, silenzi. C’è tutto un mondo nella macchina della Bionda…anzi cinque mondi che si toccano e si conoscono ancora meglio. Tutte e 3 le sere, varcata la soglia di casa ho ringraziato Dio di avermi fatto incontrare queste creature. Donne forti con vissuti tosti e con un’anima grande come grande è il loro cuore.

I giorni passano veloci, la stanchezza aumenta ma siamo consapevoli che stiamo facendo proprio quello che vogliamo fare. La Maestra ci raggiunge e passa con noi parte del seminario. Nacho è coinvolgente. L’accoglienza potrebbe essere migliore ma non perdiamo di vista l’obiettivo. 

Finale con concerto nella chiesa di San Martino dietro Piazza del Campo. Ci raggiunge anche S. un’altra sister preziosa come un diamante grezzo per pranzare con noi, fotografarci e assistere al concerto di fine corso.

Tutto scorre, finisce in allegria e con un po’ di commozione. 

Stanche, stanchissime ci dirigiamo verso casa sfrecciando con la performante macchina a gas della Bionda.

In auto cala il silenzio…è la musica che continua ad accompagnarci. Il sonno sta per prevalere. Ogni tanto un commento…finché non ci ritroviamo a cantare a squarciagola…Ed io non vedo più la realtà, Non vedo più a che punto sta, La netta differenza tra il più cieco amore E la più stupida pazienza….No, io non vedo più la realtà, Né quanta tenerezza ti dà, La mia incoerenza, Pensare che vivresti benissimo anche senza

E allora chiudo gli occhi, faccio un ciaone alle mie corde vocali, ricaccio indietro la lacrimuccia e penso….He Will Supply!

A.

Ti fa stare bene

Ricevere un messaggio da un caro amico con il link alla canzone Ti fa stare bene  di Caparezza.

Ascoltare una canzone e pensare a me. Poi leggo (perché cogliere tutto al primo ascolto è un’impresa che i miei neuroni e le mie sinapsi non riescono a fare) e capisco.

Beh, grazie R. Sei un AmicoconlaAmaiuscola. Ed è bene ricordacelo spesso di fare ciò che ci fa stare bene.

Attenzione però…La mia felicità non può essere tale se è a scapito di altri… in fondo, tutti abbiamo bisogno di stare bene ed i bambini sono i nostri migliori insegnanti.

Come racconta lo stesso Caparezza, il significato del testo di questa canzone parte da lontano: “Ti fa stare bene è stato scritto quasi nel culmine delle mie angosce, anche io ho avuto i miei fantasmi da affrontare. Quando noi abbiamo un momento di difficoltà ci viene normale parlarne con qualche amico, ma il più delle volte questo amico ci ascolta, ci scrive qualcosa su Facebook per tirarci su il morale, ma difficilmente ti può dare un aiuto concreto, perchè comunque non riesce a capire veramente ciò che stai provando in quel momento. Molte volte gli adulti l’unico consiglio che ti danno è “Dai tranquillo, stai su, non ci pensare”. Mentre se lo chiedi ad un bambino, nella sua ingenuità lui ti risponderà con una frase del tipo “con le mani sporche fai la macchie nere” oppure “soffia le bolle con le guance piene” e io volevo trasferire proprio questa cosa all’interno del pezzo perchè solo un bambino potrebbe dirti una cosa così folle che non ti direbbe mai un adulto e che paradossalmente ti fa più riflettere di altre mille parole. Quando siamo bambini tutti siamo felici con poco, perchè facciamo tutte queste piccole cose e forse dovrei tornare a farle anche io. Ecco perchè ho voluto che nel ritornello ci fosse un coro di bambini a dire proprio queste cose.

Ehi! Ho bisogno almeno di un motivo che mi faccia stare bene

Sono stufo dei drammi in tele, delle lamentele, delle star in depre

Del nero lutto di chi non ha niente a parte avere tutto

Delle sere chiuso per la serie culto, della serie: “Chiudo e siamo assieme, punto”

Soffiano venti caldi, siamo rimasti in venti calmi

E sono tempi pazzi, fricchettoni con i piedi scalzi che diventano ferventi Nazi

Fanno i G8 nei bar, col biscotto e il Cherry Muffin

Sono esilaranti nel ruolo di piedipiatti, Eddie Murphy

Scusa non dormo sulla mia Glock 17 sognando corpi che avvolgo come uno stock di cassette

Ora che mi fido di te come di chi fa autostop in manette

Scelgo un coro come Mariele Ventre che mi faccia star bene sempre!

Con le mani sporche fai le macchie nere

Vola sulle scope come fan le streghe

Devi fare ciò che ti fa stare

Devi fare ciò che ti fa stare bene

Soffia nelle bolle con le guance piene

E disegna smorfie sulle facce serie

Devi fare ciò che ti fa stare

Devi fare ciò che ti fa stare bene

Ehi! Ho bisogno almeno di un motivo che mi tiri su il morale

Prima che la rabbia mi strozzi mentre premo sul collare

Pare che il brutto male nasca spontaneo da un conflitto irrisolto

Vadano a dirlo a chi ha raccolto l’uranio dal conflitto in Kosovo

Chi se ne sbatte

Di diete famose, di strisce nel cielo e di banche

Non vedo più ombre se accendo il mio cero al debunker

Non faccio come il tuo capo coperto di bende come Tutankhamon

Non vivo la crisi di mezz’età dove dimezza va tutto attaccato

Voglio essere superato come una Bianchina dalla super auto

Come la cantina dal tuo super attico, come la mia rima quando fugge l’attimo

Sono tutti in gara e rallento fino a stare fuori dal tempo

Superare il concetto stesso di superamento mi fa stare bene

Con le mani sporche fai le macchie nere

Vola sulle scope come fan le streghe

Devi fare ciò che ti fa stare

Devi fare ciò che ti fa stare bene

Soffia nelle bolle con le guance piene

E disegna smorfie sulle facce serie

Devi fare ciò che ti fa stare

Devi fare ciò che ti fa stare bene

Vuoi sta-re be-ne? Sta-re be-ne

Vuoi sta-re be-ne? Sta-re be-ne

Vuoi sta-re be-ne? Sta-re be-ne

Vuoi sta-re be-ne? Sta-re be-ne

Risparmiare metà della fatica?

Cancellare metà della rubrica?

Respirare soltanto aria pulita?

Camminare verso la via d’uscita? -ta? -ta? -ta? -ta?

Mi farà stare bene!

Devi fare ciò che ti fa stare bene

Devi fare ciò che ti fa stare

Ciò che ti fa stare

Ciò che ti fa stare bene

Mi farà stare bene

Canto di draghi, di saldi, di fughe più che di cliché (Mi farà stare bene)

Snobbo le firme perché faccio musica non defilè (Mi farà stare bene)

Sono l’evaso dal ruolo ingabbiato di artista an gagè (Mi farà stare bene)

Questa canzone è un po’ troppo da radio sticazzi finchè (Mi farà stare bene)

Caparezza

Che aspettate? Ascoltatevela! 

A.

Concertoni #3 e #4

Beh che dire… oggi finisce il Firenze Rocks 2017.

Una tre giorni nel parco fiorentino delle cascine che per una volta è stato davvero usato dalla gente e non solo dai travestiti. 

Una tre giorni di buona, anzi ottima musica. Per la prima volta a Firenze in 42 anni assisto a una cosa del genere. 

Bello il posto che nonostante il sole cocente è ventilato. 

Bella la gente: uomini, donne, giovani e bambini. Carrozzine , marsupi, tatuaggi estrosi, addominali in libertà, polvere, sudore, autobotti di birra, scarpe da ginnastica, sandali da frate, anfibi, sorrisi, odore di fumo.

Mescolate il tutto, metteteci circa 50 mila persone a sera, sottofondo rock, ed eccovi serviti l’evento.

Ho avuto il piacere di ascoltare i Placebo (ottimi) e dei buoni (ma non buonissimi) Aerosmith il 23 giugno.



Il 24 invece un superbo, immenso, emozionante, commovente e coinvolgente Eddie Vedder preceduto da un ottimo Glen Hansard.

I due fenomeni hanno visto bene poi – per la nostra gioia –  di suonare anche insieme e farci restare ancora più a bocca aperta. 


A corredare il tutto, gli amici di sempre e i nuovi compagni di merende con cui godere del momento e una ruffiana quanto inaspettata stella cadente: lunga, grande, luminosa e altera nel dipingere un arco prefetto nel cielo di Firenze.

Insomma… ciccia di gallina e bordoni a iosa.

Rock On Arianta!!