Mettiamoci in pari !!

E provaci a dormire col cervello che va a mille!!

La faccenda è semplice semplice:

Tentato a luglio altro concorso (andato male!) e abbandonato lo studio per sfinimento >>> delusione

Non ho fatto un cazzo di ferie se non una settimana, a casa, che ho dedicato a chiudere il progetto e preparare le scartoffie per cominciare i lavori alla home. Unico svago concesso 2 giorni al mare da amici preziosi e uscire il più possibile la sera in cerca di birra fresca >>> stanchezza

Lavoro che sta tornando a livelli di stress elevati caratterizzato da ampi, enormi quantità inutili giramenti di coglioni >>> istinto omicida

Lavori iniziati alla casa il 20 settembre e per il primo mese (giuro!!!) ogni giorno c’è stata una bega da risolvere ; alcune anche un po’ preoccupanti. Livello di ansia partito altissimo… adesso, dopo il rodaggio… non ho più paura di niente. Proprio vero che ci si abitua a tutto… >>>impegnativo ma di soddisfazione

Oltre ai lavori è cominciata la progressiva emorragia di denaro; Poggio e Buca NON fa pari. Iniziate le rinunce economiche. Parrucchiere, estetista, uscite, cene e aperitivi, strizza cervelli….>>>modalità risparmio ON >>> modalità “come cazzo faccio a mettere insieme tutti questi soldi” ON

Vita sentimentale inesistente. (Sai che novità…) >>> solitudine ma non prioritario

Vita sociale, svago, amici, bere e risate. Sempre troppo poche! >>> da ricominciare assolutamente

Ricominciato a studiare per concorsi >>> ahhhhhhhhhhh

Obbligo di corsi aggiornamenti entro dicembre per l’ente in cui lavoro e per l’ordine professionale. Ancora non ho finito e forse non finirò mai… una vita passata davanti a uno schermo a sentire blaterare gente strana >>> alienazione

Ora… potrei continuare con questo meraviglioso elenco della spesa che mi fa desiderare di tornare giovane, pimpante, piena di energie a quando riuscivo a moltiplicare il tempo. E invece… Sto qui a cercare di mettere in fila le cose per spacchettare un problema che mi sembra una montagna in tanti piccoli dossettini. Mi ci vuole tempo… ma ce la farò!

Ció detto..

QUANDO ESCE QUELLO CON LA SCRITTA SCHERZI A PARTE?

Arianta (pant pant!)

Evolucionar

Evolversi.

Ce lo chiede la natura, Darwin, le necessità quotidiane, chi ci circonda, i condizionamenti familiari, il mutuo da pagare, il tempo che scorre.

Siamo tutti bruchi che aspiriamo a diventare farfalle.

Chi prima, chi dopo.

Arriva un momento (o anche più di uno) nella vita in cui sentì nella pancia il bisogno profondo di cambiare. Non un cambio alla pari, non un baratto…si deve salire il gradino, alzare l’asticella.

Se mi guardo indietro, il mio vero carattere è sempre stato quello di una imperterrita scalatrice di montagne (che poi a me camminare in salita ha sempre fatto cagare!). C’era sempre una méta, un ostacolo da superare un andare avanti senza se e senza ma.

L’unico periodo in cui mi son fermata probabilmente è stato durante il mio matrimonio. Adoravo quel piattume così tranquillo, senza problemi, quell’accontentarsi, quella zona di comfort, quel falso “Mulino bianco” che tanto mi rassicurava e non mi faceva faticare.

Ma è durata poco. Prima c’è stata la casa, il matrimonio, la ricerca del primo lavoro, la nuova casa, la lotta per uscire dagli attacchi di panico, cantare in un coro, la dieta, un altro lavoro, la ricerca di un figlio.

Alla fine si è rotto il balocco, il velo si è squarciato. Il re è rimasto nudo in bella vista con tutte le sue imperfezioni.

E allora si ricambia, si riparte, zaino in spalla e ventre a terra.

E ci risiamo, ora, adesso, oggi. È sempre più violenta questa cosa nella pancia che mi fa desiderare altro. Uno stipendio maggiore, un ruolo diverso a lavoro, una casa come dico io, una vita di coppia sana.

Il problema è che il “desiderio non annulla la realtà” e anche se ti vuoi evolvere, capita che devi aspettare. Perché non è il momento (ma lo sarà mai?), perché ancora non hai ben capito le regole del gioco (o meglio… le hai capite benissimo ma non ti vuoi piegare), perché c’è sempre qualcuno che ti passerà avanti, perché non sei predisposta e pronta o più semplicemente perché hai sfiga.

E allora rifletti, fai bilanci, ti metti in discussione, ti senti inappropriata o incapace, senti di deludere le aspettative dei tuoi cari. Provi fatica e giudichi impietosamente te stessa. E guardi sempre “chi ce l’ha fatta”.

È tosta passare dal “mi piacerebbe tanto” al “mi sarebbe tanto piaciuto”. E giù nella spirale discendente, again.

Ma poi ti fermi. Smetti di camminare. Guardi cosa hai invece di quello che non hai. Cosa hai fatto invece di quello che non sei (ancora) riuscita a fare.

E dici… sai cosa… STICAZZI!

Evolversi a volte è anche dire un grande, enorme, sonoro, irriverente S-T-I-G-R-A-N-C-A-Z-Z-I e coltivare il sogno di veder passare cadaveri sul fiume.

La nonna diceva che tutto torna. Ecco, sto ancora aspettando mentre mi medico le vesciche ai piedi.

Però ecco.. prima arriva… meglio è.

Arianta

Esserci!

M: Ohi allora ci vediamo stasera alle 19!

Alle 19? Pensa mi ero segnata le 18:30… ho proprio il cervello in pappa!

M: no, no. Si fa alle 19 perché ho mangiato tardi

Che porto?

M: niente! Porta te!

E cosi, stasera alle 19 ho avuto il piacere di passare due gran belle ore con due amiche di lusso. Chicchere, stuzzichini e 2 bocce di bianco aperte solo per noi.

Brindiamo a noi e alla tua casa Arianta! C’è da festeggiare!

E son così contenta… del mio traguardo raggiunto, delle amiche care che ho, del piacere di bere vino in allegria. Discorsi seri e tante risate. Pensieri felici e tanta tanta condivisione.

Lavoro, studio, casa, novità, amanti stronzi e incapaci di essere uomini, un po’ di ansia per il covid, sedute di analisi bislacche e finite prima del tempo prestabilito, un cestino con gli avanzi per il pranzo, risate dolci e amare, empatia, comprensione, consigli, buoni propositi e nuovi tatuaggi in arrivo. Al momento per me un Unalome (finché non cambio idea…)

E poi via di corsa a casa perché alle 22 scatta il coprifuoco. Peccato…c’era da finire la seconda bottiglia e da fare tante tante altre chiacchiere in leggerezza e molte altre cose da dirsi…

Ma ci rifaremo.

Loro son li. Noi siamo lì.

E con questa bella certezza, mi addormento. Con un sorriso a 52 denti… e penso: che belle le amiche! Che bello esserci.

Godiamo avidamente della presenza degli amici, perché non sappiamo per quanto tempo ci possa toccare.
(Lucio Anneo Seneca)

A.

Please say it’s all right

E niente. Stasera son emozionata.

Avrei voglia di urlare al mondo quanto sono emozionata. E spaventata. E orgogliosa di me. E felice delle persone che ho intorno.

La cosa è semplice. Domani mattina vado a comprarmi casa. Non una maglietta o un paio di scarpe. Una CASA. La MIA CASA.

E lo faccio da sola. Ce la faccio da sola.

Il percorso è stato lungo, a tratti tortuoso ma con una strada ben tracciata: la mia maturazione personale, l’elaborazione del lutto di un matrimonio fallito e finito male, gli anni di risparmi, la pazienza nel cercare “quella giusta”, il terrore della scelta che sembra così definitiva, la paura di non farcela, la consapevolezza che ti cambia la vita, la prospettiva di un mutuo e di vivere coi debiti.

Ma anche rinnovata certezza dell’appoggio incondizionato della mia famiglia, tanti (ma tanti!) amici che fanno il tifo per me, tanti altri che si sono adoperati (ognuno a suo modo) per aiutarmi a superare le difficoltà, e ancora tanti che si son resi disponibili per tutto quello di cui avrò bisogno (dal trasloco, ai lavori di ristrutturazione, dalle pratiche e le scartoffie, alla progettazione).

Se da una parte è vero che son sola, che mi manca girarmi nel letto e trovare un volto amato, che non ho nessuno a cui raccontare la mia giornata, i miei desideri più reconditi….è altrettanto vero che nel momento in cui mi son sentita spaesata, appena mi son girata a guardarmi dietro le spalle, ho trovato uno squadrone. Lì, per me e con me.

Incasso questo primo risultato. Domani si fa un passo. Da dopodomani si comincia a lavorare per un’altra avventura: la ristrutturazione! L’ultimo tassello perché la casa si possa dire DAVVERO MIA. A mia immagine e somiglianza. Frutto delle mie idee e della mia passione.

Perché le cose, se si decide di farle, alla fine vanno fatte bene… senza limiti (se non quelli economici purtroppo!)

E piango contentezza mista a paura, incredulità e gratitudine. Mentre ascolto Kind Woman dei Buffalo Springfield che mi entra nelle viscere e mi calma con la sua linea di basso.

Sogna Arianta, continua a sognare.

I pianeti si allineano (sometimes)

Oggi son due anni che te ne sei andata…


104 settimane e 3 giorni
731 giorni
17.544 ore

Non è passato giorno in cui non abbia pensato: chissà che avrebbe detto la nonna…

Già…

Chissà cosa avresti detto del Covid.

E della Politica? I commenti sul governo giallo-verde poi giallo-rosso, i soprannomi sarcastici. Ricordo ancora il giorno delle ultime elezioni dove la mattina, appena sveglia, tutta pensierosa mi hai detto: “mi è toccato nascere fascista e mi tocca morire fascista!” E sapevi bene cosa voleva dire. Ti ho anche fatto un video; ogni tanto me lo riguardo ridendo di gusto e piangendo lacrime dolci e amare.

Per non parlare delle donne scomparse e (spesso) uccise da uomini. Le vedevi a Chi l’ha Visto, seguivi con interesse i TG. Per te avevano sempre un nome: la Roberta, la Yara…

E proprio OGGI, per un allineamento dei pianeti particolare, per uno scherzo del destino o per un tuo regalo…ho ricevuto proprio una gran notizia. Finalmente mi hanno concesso il mutuo. È fatta. Comprerò casa. Finalmente.

E mi piace proprio pensare che ci sia il tuo zampino….

Manchi nonna, manchi tanto. Ma in fondo sei viva nei miei ricordi e in tanti anni in cui ti ho goduta.

Ma ci sei e ci sarai sempre.

Ps: so che non approverai e che mi brontolerai da lassù ma preparati… è arrivato il momento del terzo tatuaggio.

A.

Mi casa es tu casa

Non si riesce proprio a dormire… la stagione dell’insonnia si è riaffacciata. Dopo un bel po’ di tempo concesso al riposo… niente… adesso non si dorme. Porcaccia miseriaccia!

Mi domando come mai; pensandoci bene, sono in mi un periodo di grande cambiamento e di pensieri più o meno gravi…posso quindi assolvere la mia mentre se non mi fa dormire!

Vi ricordate quando timidamente preannunciavo che cercavo casa? Beh adesso l’ho trovata, ho siglato il compromesso e pagato la caparra, ho firmato la richiesta di mutuo in banca, ho fatto il rilievo e il progetto di come la vorrei e sto portando delle ditte a fare dei preventivi.

In questo anno del cazzo, pervaso di paura e con le vite sospese…mi compro casa. O meglio.. finora tento finché la banca non da l’ok al mutuo.

Ed è bellissimo avere qualcosa a cui pensare oltre al lavoro e allo stare chiusi in casa a schivare il covid. Sogno, chiedo aiuto, coinvolgo persone, immagino, penso e ci studio. Mi preoccupo e sto in ansia perché i soldi non basteranno e dovrò fare delle scelte (mentre a me piacerebbe fare tutto quello che ho in mente ma dovrò fare un bel bagno di umiltà e di realismo).

Ho i miei dalla mia parte (e questo non è una novità!), ho schiere di amici che fanno il tifo per me e che son pronti a darmi aiuto se lo chiedo. Ho un pool di professionisti a cui chiedere delucidazioni e spiegazioni ad ogni ora (avvocato, commercialista, geometra…). E son tanto, tanto, tanto fortunata. Oltremodo fortunata.

Voglio che la MIA casa sia aperta a tutti come voglio anche che sia il frutto del contributo di molti; dal consiglio, all’idea, ai lavori di fatica, alle pulizie, al trasloco…

La casa, la MIA casa, dovrà raccontarmi, ogni volta che la vivrò, chi ha fatto cosa. Perché le cose, fatte insieme e condivise, secondo me, hanno un sapore speciale.

Qualcuno mi ha chiesto: chi sarà il primo che inviterai a cena? Ci ho pensato e son giunta alla conclusione che non mi piacerebbe scegliere e non saprei come fare. Tirare a sorte? Brutto….E allora, perché farlo? È bene che i vicini mi conoscano subito. Voglio che casa mia sia aperta per tutti e quindi… perché non fare un Openday? Una due giorni di porte aperte per chiunque.

Quindi amici, aspettate un po’ di mesi, incrociate le dita per me è venire a suonare a qualsiasi ora….io intanto, mentre non dormo, penso a quante birre comprare!

A.

Rivoglio me

Ebbene… stasera mentre assistevo all’ennesima conferenza stampa di Giuseppi per illustrare l’ennesimo DPCM, la mia mente bacata mi ha proiettato nel tipico finale dei telefilm gialli in cui l’arguto super detective smaschera il manigoldo.

Conte come un novello Ellery Queen che rivela il colore della regione e le restrizioni previste.

Poi, subito, ho cominciato a pensare in sequenza:

1) che ansia!

2) dovremmo bandire, sino a emergenza finita, dal nostro vocabolario comune i termini: positivo, risultato positivo, tampone, distanziamento sociale, restrizione, divieto, mascherina, contatto diretto, fortemente raccomandato. Ormai mi sanguinano orecchi e narici al solo sentirle

3) il prossimo che mi parla di resilienza o di comportamento antifragile prende una testata

4) siamo tutti sotto tono e costantemente preoccupati, ergo… il prossimo che mi dice che andrà tutto bene prende una testata come al punto precedente

5) in tutta ‘sta storia…col cavolo che ne usciamo migliori. Non si è imparato nulla, anzi. Il covid ha esasperato le nostre nature amplificandole. Se eri una brutta persona ora sei uno stronzo di prima categoria, se eri egoista ora sei super egoista, se eri buono ora rasenti il coglione, se eri ansioso adesso sei da TSO, se eri un solitario adesso sei un asociale contento…

6) tanto lo so… alla fine lo prenderemo tutti nonostante gli sforzi. Toccherà sperare in una forma lieve e non ospedalizzata per me e soprattutto per i miei cari…

7) rivoglio la mia cazzo di vita. Quella che sembrava incasinata e senza futuro. Quella dell’ansia per ogni minchiata. Quella del: “birretta stasera?”. Quella degli amici il giobedi sera. Quella dei concerti affollati e polverosi. Quella del cantare insieme. Quella delle storie pessime e senza futuro. Quella degli abbracci. Quella degli occhi ridenti e fuggitivi. Quella dei tatuaggi. Quella… si, quella.

…ehi tu, Gesù o chi per te… hai sentito?

R I V O G L I O

L A

M I A

C A Z Z O

D I

V I T A

Rivoglio me, ecco.

Di mostri e piccole persone

È finita anche questa settimana sfiancante ma densa di piccole soddisfazioni personali.

L’evento dominante, a livello emotivo, è l’aver affrontato uno due miei più grandi mostri.

Dopo circa 5 anni (?) ho alzato il telefono e chiamato il mio ex marito nonché collega. C’era da tempo (molto tempo!) la necessità di ristabilire un ordine sano nelle questioni di lavoro e finora, per la mia paura atavica di non saperla gestire, avevo sempre evitato.

Invece, stavolta, presa da un impeto quasi incomprensibile, ho alzato il telefono e gli ho parlato di lavoro e delle cose che dovevamo risolvere insieme.

La sua reazione è stata dapprima stupore e poi, rotto il ghiaccio, si è prodigato a lamentarsi su tutto quello che non funziona, sul fatto che si lavora male, sui colleghi non collaborativi, sul fatto che nn cambia niente e che siamo figli di un Dio minore…insomma una polemica infinita e sterile. Ho riportato la discussione sulle cose pratiche e gli ho chiesto: mi dai mano o la devo risolvere da me? Risposta: ma si certo….

Attacco il telefono soddisfatta di me e penso: maiala che carattere di merda! Che polemica! Come ho fatto a starci 15 anni insieme? Era così anche allora?

E ho capito che il mio mostro era un po’ più piccolo di quello che pensassi.

Da quel momento, Mr. Polemica ha cambiato registro. Abbiamo addirittura fissato 2 sopralluoghi insieme. Ha risposto a mail e messaggi whatsapp con garbo e in spirito collaborativo. E ho pensato: Finché dura… lasciamola andare così. Ne trarrò sicuramente giovamento sia sul lavoro che a livello personale

È arrivato il momento di rivedersi dopo anni e ho cercato di essere calma, irreprensibile e professionale. Il primo incontro…tutto liscio. Al secondo (peraltro nella stessa giornata!) purtroppo non ho resistito a lanciare una stoccata. Scherzavo con un altro collega… dicevo che mi doveva una cena… battute da caserma…ridevamo come si faceva ai vecchi tempi… Mr. Polemica si è sentito sciolto e tranquillo tanto da pensare di poter entrare nel cazzeggio… al che ho pensato (eh no cazzo!), non ho resistito e gli ho detto davanti a tutti e senza mezzi termini : no guarda, con te a cena proprio no! Come dire.. con te solo lavoro, stai al tuo posto….

E ho capito ancora di più che il mio mostro era molto più piccolo di quello che pensassi.

Ho riflettuto molto su questi episodi… banali per i più ma per me enormi.

Non sarò stata ineccepibile e correttissima, ma potevo reagire molto peggio e non riuscire ad affrontare la mia paura. In compenso, Mr. Polemica, in tutti questi frangenti che vi ho appena raccontato… non mi ha MAI parlato guardandomi negli occhi.

E allora ho veramente capito che il mio mostro altro non è che una piccola persona e che posso rifarlo, riacquistare una ‘normalità’ che mi fa bene e che sono guarita.

Finalmente.

Arianta

Arianta cerca Casa #1

Penso di averti trovata… non voglio farci troppo la bocca ma penso tu mi possa andare bene.

Home sweet home

Ti sento già un po’ mia e mi fai sentire a mio agio.

Ti ho vista per caso, ti ho preso le misure, ti ho disegnata, valutata, pensata.

Ti ho immaginata con meno muri, pareti pastello, radiatori coloratissimi e foto attaccate ovunque.

Sembra proprio tu sarai la sfida più grande degli ultimi anni. Sarai fonte di grandi rinunce e cambiamenti importanti. Probabilmente mi provocherai frustrazioni, depressioni e incazzature e forte stress.

Mi spaventi a tratti.

Ma è giunto il momento… anche se non sarai proprio te perché magari qualcosa va storto, è davvero arrivato il momento di una casa mia (o meglio della banca per trent’anni!!).

Adesso manca “solo” offrire un bel po’ di soldi per te, sperare che bastino e che la banca me li presti senza troppe storie.

Intanto… rispetto a molte altre volte… a ‘sto giro (almeno) ho trovato un po’ più di coraggio. Nello scegliere, nel chiedere aiuto e consulenze, nel coinvolgere amici, nell’accettare l’idea di farlo da sola, nel contare solo su di me e sul frutto del mio lavoro, nel provare a far goal.

E quindi…. beh… buona fortuna a me e a presto una nuova puntata della serie ‘Arianta cerca casa’

Gran parte del carattere di ogni uomo può essere letto nella sua casa.

(John Ruskin)

The Last Dance

Ho appena finto di vedere The Last Dance. È andato giù tutto d’un fiato.

Guardando le dieci puntate, sono riaffiorati tanti ricordi. Erano anni che non vedevo e sentivo parlare di pallacanestro. Dalla mia prima vita.

Ricordo come mi sono avvicinata al basket. Tu avevi questa passione e, diciamocelo, eri anche bravino. Cominciai a seguirti e a vedere le partite. In tribuna, facevo domande (anche stupide) a tutti per capire le regole, quale fosse la tattica giusta.

Scoprii che vedere una partita di basket era assai più divertente del calcio. Più dinamica, c’era più scontro fisico. Quando poi la partita era tirata, era un’altalena di emozioni forti e veloci che ripartivano ogni 24 secondi. 40 minuti di giostra.

Rivedere The Last Dance ha aperto lo stargate; rituffata in quel mondo e in quel vocabolario che col tempo avevo imparato a conoscere e riconoscere sul campo: passi, tre secondi, antisportivo, blocco, pick&roll, doppia, sfondamento, tecnico, play off, taglia fuori…

Mi sembra lontano anni luce. Dopo una stretta allo stomaco iniziale, sono riuscita a godermi tutto d’un fiato questo ritorno al passato senza sanguinare dal dolore e versare calde lacrime. Segno del tempo che passa.

The Last Dance mi ha ricordato i personaggi di cui sentivo sempre parlare e che vedevo un tv con te accanto. Era bello vedere le partite insieme, commentarle, invitare gli amici e accompagnarle ad una cenetta improvvisata.

Ma soprattutto mi ha ricordato di quando decisi di leggere il libro di Phil Jackson Piú di un gioco dove, tra le altre cose, spiegava il triangolo e la sua magia. Tu volevi dormire ed ogni sera a letto, ti facevo domande per vedere se avevo capito il “giochino magico”. Rispondevi e ridevi di me, ridevamo insieme perché non capivo e tutto finiva con un: vabbè non hai capito, te lo rispiego domani!

A distanza di anni non so se ho capito davvero il triangolo e tutte le sue combinazioni. So però che ho capito la filosofia che ci stava dietro. Si vince di squadra e non da soli. Con generosità e sacrifico. Come nella vita.

Finalmente, da quel buco nero che è il mio passato, riaffiora un timido ricordo positivo. Era da tanto che lo aspettavo.

Starò guarendo? O invecchiando?

A.

The strength of the team is each individual member. The strength of each member is the team (Phil Jackson)