Limite raggiunto

L’universo mi sta parlando. Comincio a credere nel destino o a un disegno superiore. A qualcosa che mi sta indicando la strada da seguire in questo labirinto in cui sono infilata.

Tra i segnali, ci metto i meme, gli scritti che trovo da leggere, le battute, i consigli richiesti e non richiesti, le domande sulla mia salute, la preoccupazione di mia madre, gli sguardi e le parole di chi mi vuol bene.

Proprio ieri mi è stato detto da una persona autorevole: adesso il tuo compito è andare per il mondo, uscire e prenderti le coccole che ti meriti. Adesso, DEVI farti coccolare. Tocca a te.

Ho sorriso e mi sono presa l’impegno di accontentarlo… perché ne ho proprio bisogno. Ne ho voglia. Me lo merito. Mi serve. Mi aiuta. Mi gratifica. Mi fa sentire amata e accolta. Mi fa sfogare. Mi fa sentire cercata.

Perché sono una brava persona. Perché sono una bella persona. Perché son buona. Perché sono sofferente. Perché mi sento spenta a tratti. Perché sono stanca morta col fisico in crollo verticale (ah l’anzianitudine!). Perché sono un’aquila e non un pollo (magari!). Perché mi devo voler più bene. Perché merito rispetto. Perché… SONO IO CAZZO….

E ancora, questo universo ruffiano, proprio oggi, mentre incassavo una delle mille frustrazioni quotidiane, mi ha fatto imbattere in questa frase che calza proprio a pennello:

Nel rapporto con gli altri chiediti sempre “se vale la pena”. Se vale la pena aspettarli, comprenderli, capire i loro silenzi. Giustificare i loro comportamenti, i loro allontanamenti. Chiediti fino a che punto sei disposto ad accettare tutto ciò. E non c’entra il bene che vuoi loro. È che tutto ha un limite.

Ecco… limite raggiunto.

Si facciano avanti solo donatori di coccole professionisti, grazie.

Arianta.