Il volo dell’amore

È da ieri che vi penso. Non leggerete mai questo mio scritto. Ma vi penso. E vi ho pensato tantissimo in questi anni di blocco.

Non riesco lontanamente a immaginare quel misto di paura, gioia, adrenalina, dubbio, stanchezza, groppo allo stomaco che forse vi hanno assalito mentre siete saliti su quell’aereo. Vi siete preparati per tanto, ma come sempre succede, quando ci siamo…le nostre emozioni non rispondono mai a come le abbiamo programmate. Spero di non peccare di presunzione pensandovi così.

Immagino che abbiate dormito abbracciati la notte prima della partenza e che, scortati da una cara amica, abbiate ingannato il tempo del viaggio fino all’aeroporto con amabili chiacchere durante il tragitto.

Immagino quattro (anzi sei!!) occhi che si parlano e due mani che si stringono, scalino dopo scalino, accompagnate dal rombo dei motori e dei flap che si aprono e si chiudono.

Immagino l’attesa del viaggio e l’ansia all’atterraggio e assaporo la gioia che vivrete quando conoscerete i vostri due figli.

Scrivo e piango. Ripenso al passato. Al vostro e al mio. Piango di gioia per voi e per il vostro coraggioso amore. E credo che non ci siano parole più adatte di questa breve  storia di Hesse per descrivervi.

C’era una volta un giovane innamorato di una stella. In riva al mare tendeva le braccia e adorava la stella. La sognava e le rivolgeva i suoi pensieri. Ma sapeva, o credeva di sapere, che le stelle non possono essere abbracciate dall’uomo. Considerava il suo destino amare senza speranza un astro.

Su questo pensiero costruì un poema di rinunce e di mute sofferenze che dovevano purificarlo e renderlo migliore. Tutti i suoi sogni però continuavano a essere rivolti alla stella.

Una notte si trovava di nuovo su un altro scoglio in riva al mare e stava a guardare la stella ardendo d’amore. Nel momento di maggior desiderio, spiccò un balzo nel vuoto per andare incontro alla stella. Ma nell’attimo stesso in cui si librava nel balzo, un pensiero gli attraversò la mente: no, impossibile che la raggiunga!

E così cadde, perché non sapeva amare. Se mentre si trovava nel vuoto avesse avuto la forza di credere fortemente nel suo amore, sarebbe di certo volato in alto. L’amore non deve contemplare e nemmeno pretendere. L’amore deve avere la forza di diventare certezza dentro di sé.

Voi due avete creduto possibile l’impossibile e così avete volato, insieme, in alto.

Voi quattro, tornerete e continuerete a volare perché ormai l’amore è una certezza dentro di voi.

Ed io, almeno stavolta, spero di trovare la forza di esserci e di essere una buona “zia”.

Con tutto il mio cuore.

A.

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